Nella Repubblica Democratica del Congo il budget di MONUSCO è in calo

Soldati della brigata di intervento di MONUSCO in una simulazione dimostrativa del loro know-how in combattimento Soldati della brigata di intervento di MONUSCO in una simulazione dimostrativa del loro know-how in combattimento © MONUSCO/Clara Padovan

12 marzo 2018

Il budget della missione ONU in RDC è stato ridotto drasticamente. La missione ha sviluppato nuovi approcci, ma ci sono dubbi sulla loro efficacia.

MONUSCO è l'operazione di peacekeeping dell'ONU nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Inizialmente chiamata MONUC, è stata creata nel 1999, dopo l'accordo di pace che ha concluso la seconda guerra del Congo durante lo stesso anno. Il rapporto prodotto da Centre for Civilian in Conflict (CIVIC) analizza lo sviluppo della missione nel 2017.

Lo scorso anno la MONUSCO ha visto il suo bilancio ridotto dai membri delle Nazioni Unite e sta ora affrontando sfide impreviste. Il taglio è motivato sia finanziariamente, sia in quanto parte di una più ampia strategia dell'ONU di ridimensionare le operazioni di peacekeeping esistenti, e porta con sé la richiesta di sviluppare una strategia di uscita. Nonostante sia parte di una tendenza generale verso l’efficienza, la riduzione del budget della MONUSCO è stata brusca e non corrispondente ad una riduzione nel bisogno di protezione per la popolazione civile.

La missione sta affrontando la nuova situazione, promuovendo la strategia di protection by projection. In sintesi, si tratta di chiudere le basi permanenti per concentrare le risorse sulla mobilità e sul dispiegamento rapido: invece di avere una presenza costante su un territorio, la missione effettuerà il monitoraggio da lontano e ogni volta che la situazione sembrerà degradare, i militari interverranno; e quando la stabilità sarà ripristinata, ripartiranno. Tuttavia, il taglio di bilancio sta compromettendo anche questo approccio: la velocità con cui è stato implementato rende difficile effettuare il cambiamento in modo graduale. Invece proietta un senso di frenesia sull'intera operazione, generando dubbi sulla capacità di continuare a fornire lo stesso livello di protezione ai civili, molti dei quali vedono la chiusura delle basi come un abbandono.

La relazione conclude la sua analisi con alcune riflessioni sulle forze armate congolesi, che sono tenute a fare un passo avanti a contrappeso della ritirata di MONUSCO. Gli autori sono scettici circa la loro efficacia: molti nella polizia o l'esercito mancano di formazione adeguata e alcuni sono ex combattenti di gruppi armati non statali. Inoltre, ci sono segnalazioni di serie violazioni dei diritti umani commesse dai membri delle forze armate nazionali. Il settore della sicurezza deve essere riformato per garantire una protezione efficace ai civili congolesi.

 

Per saperne più, leggi:

https://civiliansinconflict.org/wp-content/uploads/2018/01/BaseClosurePrint_Web.pdf

 

 

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