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La raccolta di dati per ridurre i danni da armi esplosive nelle aree popolate

Quattro soldati trasportano armi nei pressi di un elicottero Quattro soldati trasportano armi nei pressi di un elicottero Somchai Kongkamsri / Pexels

La raccolta dei dati rappresenta una task importante per le organizzazioni della società civile, per rispondere ai danni causati dalle armi esplosive nelle aree abitate.

In occasione delle Humanitarian Networks and Partnership Weeks, tenutesi  a Ginevra ad aprile 2023, si è svolta una conferenza sulla riduzione del danno da armi esplosive nelle aree abitate (EWIPA), con un focus specifico sulla raccolta dei dati come base per un'efficace riduzione del danno. I relatori della conferenza sono stati Katherine Young, Explosive Weapons Monitor; Ingrid Schoyen, Team lead Humanitarian Affairs, Disarmament Affairs, Permanent Representation of Norway to the United Nations, Geneva; Dominique Gassauer, Humanitarian Affairs Officer, OCHA Civil-Military Coordination Service; Dr. Eirini Giorgou, Legal Advisor, ICRC; la moderatrice dell'evento è stata Laura Boillot, International Network on Explosive Weapons (INEW). 

I bombardamenti dei centri abitati sono un problema umanitario di primaria importanza nell’ottica del rafforzamento della protezione dei civili durante i conflitti. Sono proprio i civili a soffrire di più l’impatto delle guerre, e non solo in termini di decine di migliaia di morti e feriti ogni anno a causa dei bombardamenti, ma anche per il danneggiamento e la distruzione di infrastrutture civili critiche e per l'effetto a catena che questo ha sulla fornitura di servizi essenziali all’interno delle città e sui quali la popolazione fa affidamento. Questo problema è stato anche al centro del lavoro politico degli ultimi tre anni, che ha portato all'adozione della Dichiarazione Politica Internazionale sulle Armi Esplosive nel novembre 2022, sottoscritta da 83 Paesi.

Durante il suo intervento, Katherine Young ha illustrato i principali risultati dell'Explosive Weapons Monitor, un'iniziativa di ricerca di INEW che conduce analisi sui danni e sulle pratiche dell'uso delle armi esplosive. Nel 2021 e nel 2022 le armi esplosive a livello globale hanno causato più di 32.000 vittime civili , in 71 Paesi e territori, come registrato da Action and Harm Violence; allo stesso modo, in questi due anni, Security Insight ha registrato più di 150 incidenti dovuti all’uso di armi esplosive, segnalati in 40 Paesi e territori, che hanno compromesso l'accesso ai servizi sanitari e agli aiuti umanitari. Ciò dimostra che, oltre ai morti e ai feriti, i civili subiscono altri effetti indiretti, riverberanti o “a catena”, con conseguenze umanitarie di vasta portata. I cosiddetti effetti riverberanti  sono generati dal danneggiamento delle infrastrutture civili e dall'interruzione dei servizi essenziali; ciò include gli attacchi agli ospedali, alle ambulanze, e agli operatori umanitari o sanitari. I dati raccolti illustrano come diversi modelli di danno si sovrappongano e aggravino i danni causati da queste armi, ma servono anche a umanizzare i numeri e le cifre fornite.

Per quanto riguarda le principali preoccupazioni del Comitato Internazionale della Croce Rossa illustrate da Eirini Giorgou, Ingrid Schoyen ha dichiarato che queste hanno a che fare soprattutto con l'uso di armi esplosive pesanti, che hanno un impatto su un'ampia area o mettono a rischio vaste zone, vale a dire zone che si allargano ben oltre il target reale. I tipi di armi pesanti sono bombe di grandi dimensioni, missili di grandi dimensioni, artiglieria di grande calibro, mortai e grandi ordigni esplosivi improvvisati. La prima cosa che si nota lavorando durante i conflitti in questi contesti di guerra urbana è che il numero e il tipo di ferite causate dalle armi pesanti sono diversi, in termini di gravità e complessità, da quelli causati da altre armi - siano esse esplosive leggere o altre armi convenzionali. In caso di conflitto armato prolungato, l'efficienza del sistema sanitario è a volte impossibile, perché gli ospedali non possono far fronte al flusso di feriti e alla complessità e gravità delle lesioni, molte delle quali sono anche a lungo termine, se non a vita, come nel caso delle disabilità dovute alle amputazioni, o dei gravi danni mentali, soprattutto quando i bombardamenti sono prolungati nelle città. La distruzione di infrastrutture critiche indispensabili per il funzionamento di servizi vitali, come ad esempio la fornitura di energia, è un enorme effetto indiretto dell'uso di armi esplosive. I servizi essenziali crollano, la costruzione e la ricostruzione richiedono molto tempo, e talvolta sono impossibili da riabilitare. Inoltre, l'analisi legale del CICR ha dimostrato che ci sono diverse difficoltà nell'utilizzare queste bombe - ordigni esplosivi pesanti o imprecisi - in modo conforme al Diritto Internazionale Umanitario. 

Un'altra questione significativa affrontata durante la conferenza riguarda i cambiamenti necessari nelle politiche e nelle pratiche militari. Il primo ed essenziale cambiamento deve avvenire nella mentalità, sia politica che militare. Il passo successivo dovrebbe essere un'inversione del punto di partenza dell'approccio militare, che in questo momento è rappresentato dall'uso di armi esplosive nelle aree popolate; il loro impiego nelle aree abitate dovrebbe essere limitato e circoscritto, a meno che non ci sia la sicurezza che non causerà danni ai civili, in conformità con gli impegni della Dichiarazione politica di novembre 2022. Altri cambiamenti sono necessari a livello strategico, operativo e tattico, come la necessità di adottare misure preventive e di mitigazione. In tempo di pace, queste misure dovrebbero includere la revisione della dottrina militare appropriata, l'addestramento delle forze armate per implementare queste restrizioni, e l'identificazione delle strutture critiche per ridurre l'impatto. In tempo di guerra, le misure comprendono l'equipaggiamento appropriato delle forze armate e l'indicazione della posizione delle infrastrutture critiche, per citare solo alcuni esempi. 

L'evento si è concluso con le aspettative e le speranze per il futuro. Il prossimo anno, intorno alla seconda metà del 2024, si terrà a Oslo il primo incontro internazionale previsto dalla Dichiarazione. Le aspettative della Norvegia sono quelle di continuare a stabilire l'agenda, di approfondire gli impegni della Dichiarazione aggiungendo contenuti reali, di riunire gli Stati, di lanciare nuovi rapporti di monitoraggio e di esaminare ciò che è realmente necessario fare per rispettare gli impegni della Dichiarazione. Inoltre, un'altra aspettativa riguarda il raggiungimento dell'equilibrio regionale, al fine di assumere un ruolo attivo e di avere dei leader regionali nell'attuazione della Dichiarazione. Infine, una delle principali speranze è quella di raggiungere l'universalità della Dichiarazione, e come è successo con la "Safe School Declaration" del 2015, che è stata firmata da 37 Stati e ora conta 110 Paesi, la speranza è la stessa per la Dichiarazione politica del 2022. Gli impegni principali saranno quelli di fornire assistenza alle comunità colpite, introdurre cambiamenti nelle politiche e nelle pratiche militari, comprendere meglio come anticipare gli effetti dell'uso di armi esplosive, fornire una risposta efficace, e ampliare l'agenda per includere gli attacchi alle infrastrutture civili. In conclusione, le tre parole chiave sulle speranze e le aspettative sono: Implementazione, Approfondimento, Universalizzazione. 

 

Per saperne di più, leggere il rapporto dell'Explosive Weapons Monitor del 2022:

https://www.explosiveweaponsmonitor.org//sites/default/files/downloads/Explosive%20Weapons%20Monitor%2021-22_Design_aw5.pdf


di Chiara Cacciatore