Gli scontri scoppiati il 15 aprile nella capitale del Sudan, Khartum, tra l’esercito regolare e le forze paramilitari, rischiano di degenerare in una sanguinosa guerra civile di non breve durata. Si stima che durante le prime cinque giornate di combattimenti il numero delle morti sia stato superiore a 330 mentre i feriti invece sarebbero più di 3200.
Il motivo principale dietro questi scontri è legato alle tensioni fra il generale Abdel-Fattah Burhan, a capo dell’esercito nazionale, e il generale Mohammed Hamdan Dagalo, comandante del gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che si sono verificate durante i negoziati riguardanti la transizione verso la democrazia, interrotta da un colpo di Stato nel 2021.
La situazione in Sudan è drammatica e a subirne le conseguenze sono principalmente i civili. Ad oggi risulta allarmante la condizione del sistema sanitario, già messo a dura prova dalla rivolta del 2019 e dall’epidemia di coronavirus. Il Comitato Centrale dei Medici Sudanesi ha dichiarato che circa il 70% degli ospedali presenti nella capitale sudanese sia inutilizzabile. A rendere la situazione ancora più allarmante sono i 50.000 bambini che soffrono di malnutrizione acuta. Le cure essenziali delle quali necessitano, sono state interrotte a causa dello scoppio della crisi.
Il World Food Programme (WFP) ha avvertito che questa crisi potrebbe causare una grossa carestia. Quest’anno il WFP doveva fornire aiuti umanitari a circa 7.6 milioni di persone nel Paese ma gli scontri hanno portato alla sospensione delle operazioni. Nel frattempo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha esortato entrambe le fazioni a rispettare un cessate il fuoco di minimo tre giorni affinché la popolazione sudanese possa ricevere gli aiuti necessari.
Per saperne di più:
https://www.aljazeera.com/news/2023/4/20/sudan-health-system-overwhelmed-as-fighting-rages-on
https://news.un.org/en/story/2023/04/1135857
di Aleksander Del Prete
