Civili e un attivista cinese tra i 300 morti per un nuovo scoppio di violenza in Sud Sudan

Delegati al summit dell'African Union (AN) in Kigali.   Delegati al summit dell'African Union (AN) in Kigali. © Cyril NDEGEYA

11 luglio 2016
Tra giovedì e venerdì sono scoppiati a Juba, nel Sud Sudan, nuovi combattimenti tra le truppe fedeli al Presidente Salva Kiir e i soldati che sostengono il Vice Presidente Riek Machar.

Gli scontri hanno ucciso 300 persone, compresi molti civili e un attivista cinese. Dopo che il Sud Sudan ha festeggiato il suo quinto anniversario di indipendenza nella giornata di sabato, i combattimenti sono continuati anche domenica, sollevando timori di un ritorno alla guerra civile, nonostante l'accordo di pace dell'agosto 2015. Almeno 42.000 persone hanno abbandonato le loro case, con oltre 7.000 persone che hanno cercano rifugio presso le basi delle Nazioni Unite e altri 35.000 che hanno chiesto aiuto a gruppi e chiese della città.

Hervé Ladsous, il Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le operazioni di mantenimento della pace, è convinto che il bilancio delle vittime salirà, visto che a molti civili viene impedito di trovare rigugio presso i complessi delle Nazioni Unite.

L'ONU ha preso in considerazione una richiesta da parte dei leader regionali di intervenire a Juba e garantire la sicurezza e la separazione delle parti belligeranti. Gli Stati Uniti hanno schierato 47 reparti dell'esercito per proteggere i cittadini americani e l'Ambasciata degli Stati Uniti, mentre la Germania ha accolto 100 cittadini dal Sud Sudan.


Per saperne di più, leggi:

http://www.aljazeera.com/News/2016/07/concerned-renewed-fighting-South-Sudan-160713161344824.html
http://www.Reuters.com/article/US-South-Sudan-Security-Casualties-idUSKCN0ZQ08J

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