Quasi un anno di conflitto: escalation, ostaggi e fragili speranze

Adolescenti a Gaza tra edifici distrutti Adolescenti a Gaza tra edifici distrutti Mohammed Ibrahim su UNSplash

4 settembre 2024

A quasi un anno dall'apertura di un nuovo capitolo nel conflitto Israele-Palestina, la violenza continua a crescere, con gravi impatti umanitari.

È passato quasi un anno dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha aperto un nuovo capitolo nel conflitto in corso tra Israele e Palestina. Con l’intensificazione della violenza, e su richiesta separata di Israele e Algeria, Rosemary DiCarlo, Sottosegretaria Generale per gli Affari Politici, ed Edem Wosornu, Direttore delle Operazioni per il coordinamento umanitario presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), hanno unito gli Ambasciatori del Consiglio di Sicurezza.

I riferimenti all'uccisione di sei ostaggi israeliani e alla campagna di vaccinazione contro la poliomielite attualmente in corso ha sollevato discussioni più ampie riguardo al trattamento degli ostaggi e al crescente bilancio delle vittime civili. Attualmente, a Gaza sono stati segnalati oltre 41.000 morti, e più di 295 operatori umanitari hanno perso la vita sul campo, indicando un grave mancanza nel rispetto degli standard umanitari internazionali.

La presa di ostaggi, vietata dall’Articolo 3 comune alle Convenzioni di Ginevra e riaffermata dai due Protocolli aggiuntivi come garanzia fondamentale per i civili e le persone hors de combat, ha portato al loro utilizzo come scudi umani, aggravando la crisi.

In un simile scenario, la campagna di vaccinazione contro la poliomielite, per la quale è stata richiesta una pausa temporanea della violenza, rimane un segno fragile ma promettente di speranza. Tuttavia, come sottolineato dalla Sottosegretaria DiCarlo, la situazione generale rimane critica. Sebbene il Consiglio di Sicurezza abbia approvato risoluzioni che chiedono il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, la violenza non sembra diminuire, richiamando alla necessità di azioni concrete per trasformare questi impegni in realtà e porre fine alle sofferenze.

 

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di Camilla Levis

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