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Sud Sudan: crisi climatica e conflitto causano carestie e malnutrizione

Un’area inondata in Sud Sudan Un’area inondata in Sud Sudan UNHCR/ Aoife McDonnell

2 Novembre 2022

A causa delle conseguenze del cambiamento climatico e del conflitto, in Sud Sudan l’insicurezza alimentare ha raggiunto il livello più alto mai registrato

 L’ultima Scala di Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare – nota con la sigla IPC (Integrated Food Security Phase Classification)– ha mostrato che presumibilmente circa 7,76 milioni di persone vivranno una situazione catastrofica di insicurezza alimentare durante la stagione di magra di aprile-luglio 2023, mentre 1,4 milioni di bambini saranno a rischio di malnutrizione. A lanciare l’allarme sono soprattutto FAO, UNICEF e WFP, avvertendo la comunità internazionale che la percentuale di persone colpite raggiungerà il livello più alto mai registrato, superando anche i livelli osservati durante il conflitto nel 2013 e nel 2016.

Secondo quanto sostenuto da Mekena Walker, direttrice ad interim del WFP in Sud Sudan, ogni giorno ci sono famiglie che perdono la casa, i campi, il bestiame e la speranza a causa del clima estremo. Infatti, le tempeste e le inondazioni senza precedenti in alcune aree e i lunghi periodi di siccità in altre - come in Equatoria Orientale - stanno esacerbando le conseguenze del conflitto e della crisi alimentare globale. La matrice dell’insicurezza alimentare in Sud Sudan non è però singola, ma deriva da un insieme di fattori combinati, tra cui gli eventi climatici estremi, il conflitto, l’aumento dei prezzi di carburante e beni alimentari, l’instabilità macroeconomica e il calo dei finanziamenti per i programmi umanitari.

Il rapporto IPC è fondamentale per formulare piani di assistenza umanitaria per contenere la crisi e soddisfare i bisogni della popolazione nei prossimi mesi. Senza donatori internazionali e aiuti alimentari tempestivi, soprattutto durante la stagione di magra nel 2023, la situazione sarà notevolmente più grave e la popolazione non potrà salvarsi da carestie e malnutrizione. È dunque fondamentale che l’appello delle agenzie ONU non resti inascoltato. 

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di Amalia Ranieri

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