A Dadaab il rischio di epidemie, per i rifugiati arrivati di recente, è alto

Un ufficio pieno di rifornimenti medici a Mugadishu, Somalia Un ufficio pieno di rifornimenti medici a Mugadishu, Somalia Abdinor Salad via Unsplash

25 ottobre

Centinaia di rifugiati continuano ad arrivare al campo di Dadaab in Kenya, dove le condizioni di vita delle persone vulnerabili stanno peggiorando.

MSF ha chiesto all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e alle autorità keniote di avviare sforzi di vaccinazione su larga scala al fine di evitare la diffusione massiccia di epidemie e salvare le vite di coloro che sono già stati colpiti da conflitti. La popolazione somala sta fuggendo da una siccità devastante, da violenze e da conflitti continui. Molti di loro provengono dalla Somalia meridionale, dove recentemente si sono verificati focolai di morbillo e colera. Il rischio di epidemie in questi campi sovraffollati è alto, avverte Médecins Sans Frontières (MSF).

Casi di morbillo e colera sono stati registrati da MSF nel Dadaab Refugee Complex, uno dei tre campi per rifugiati somali in Kenya. Una scarsa copertura vaccinale significa che le malattie infettive possono diffondersi rapidamente, mettendo a rischio le persone che vivono nei campi e nei dintorni, in particolare i bambini. Anche alcuni casi isolati di queste malattie possono causare un focolaio in piena regola in contesti sovraffollati campo.

Le vaccinazioni contro il morbillo e il colera sono urgentemente necessarie per prevenire focolai su larga scala nei campi e nelle comunità circostanti, afferma il direttore regionale dell'UNICEF per l'Africa, Guadalupe Guadarrama. Il numero di persone che arrivano nel solo campo di Dagahaley è raddoppiato da agosto a settembre, raggiungendo oltre 800 persone.

I kenioti devono mostrare un senso di urgenza per evitare che si verifichi un'emergenza in cima a quella che è già una crisi di lunga durata, dice Guadarrama. I rifugiati che già vivono a Dagahaley hanno generosamente ospitato molti dei nuovi arrivati, ma affidarsi esclusivamente all'ospitalità non è una soluzione sostenibile. Anche l'assistenza umanitaria dovrà essere potenziata per rispondere alle esigenze dei nuovi arrivati, dei rifugiati di lunga data e delle comunità ospitanti, poiché anch'esse hanno sofferto a causa della siccità.

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di Viola Rubeca

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