L'UE continua ad accettare le violazioni sulle frontiere greche

Campo profughi siriani nei sobborghi di Atene, Grecia. Campo profughi siriani nei sobborghi di Atene, Grecia. Julie Ricard via Unsplash

17 ottobre

Secondo la relazione di Der Spiegel, l'agenzia a guardia delle frontiere dell'UE è coinvolta nel rimpatrio illegale dalla Grecia verso la Turchia.

L'agenzia di guardia di frontiera dell'Unione europea, Frontex, è operativa sulla frontiera terrestre tra Turchia-Grecia dal 2010 ed in quella marittima nell'Egeo dal 2006. Per oltre un decennio, i gruppi per i diritti umani hanno denunciato gravi violazioni dei diritti umani ai confini della Grecia. Tra questi ufficiali delle forze dell'ordine che usano la violenza per spingere le persone indietro dalla Grecia in Turchia. Di solito i rifugiati in cerca di un ingresso nell’Unione europea attraverso la strada Turchia-Grecia provengono da paesi in gravi conflitti, per esempio la Siria. Persino la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ordinato alla Grecia di impedire il rimpatrio sommario dei richiedenti asilo.

L'agenzia europea per la protezione delle frontiere, Frontex, ha appena pubblicato una relazione critica sul comportamento della controparte greca, l'OLAF, che ha portato alle dimissioni del suo capo. La Grecia ha cercato di sedare le preoccupazioni e di mettere a tacere coloro che hanno segnalato e continuano a segnalare tali incidenti, anche attraverso la minaccia di sanzioni penali. L'acquiescenza dell'Unione europea deve finire.

La Commissione europea e Frontex non sono riuscite ad agire in modo significativo sugli abusi ai confini della Grecia, causando sofferenze e gravi abusi a centinaia di migliaia di persone. La Commissione europea dovrebbe aprire un procedimento legale contro il governo greco per aver violato le leggi dell'UE che vietano le espulsioni collettive, costringendo gruppi interi al rimpatrio forzato. Dovrebbe inoltre sollecitare le autorità a istituire un monitoraggio delle frontiere efficace e indipendente per indagare e scoraggiare la violenza. In modo che le persone già colpite da conflitti possano effettivamente chiedere aiuto e sostegno umanitario di cui sono privati nei loro paesi d'origine.

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di Viola Rubeca

 

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