Zemari Ahmadi e la sua famiglia sono stati uccisi da un drone statunitense destinato a un presunto membro del gruppo terrorista islamico ISIS-K. Il 17 Settembre, il Generale McKenzie, capo del Comando Centrale degli USA, ha ammesso che non c’era alcuna connessione tra il terrorismo e quelle vittime civili: si è trattato di un “tragico incidente”. Tuttavia, anche se il Pentagono ha dichiarato l’intenzione di pagare un indennizzo, Emal Ahmadi, fratello di Zemari, non è stato ancora contattato.
Zemari era il solo a mantenere la famiglia, ora i superstiti sono affidati a Emal, un padre disoccupato in una nazione in tumulto, il quale ha perso una figlia di tre anni nell’esplosione. In un’intervista ha dichiarato: “Abbiamo perso 10 membri della nostra famiglia. Per me è davvero difficile, per la nostra famiglia, per tutti noi lo è”. Emal sta anche chiedendo agli Stati Uniti di essere portati in un posto sicuro visto che Zemari lavorava per la non-profit californiana Nutrition & Education International, rendendo adesso la famiglia un obiettivo del regime talebano.
L’inaspettata ammissione degli USA non è di prassi e i dati riguardanti risarcimenti ai non combattenti sono estremamente scarni. Alcuni rapporti stimano che circa 71,000 civili sono stati uccisi nella guerra afghana dall’invasione degli Stati Uniti nel 2001. Annie Shiel, una consigliera senior per le politiche statunitensi al Centro per i Civili nei Conflitti di Washington, ha spiegato che: “Quando si parla di risarcimento ex gratia, una volta che gli USA confermano perdite civili, la decisione di offrirlo è a discrezione del comandante”. Nonostante ciò, in un caso come quello della famiglia Ahmadi, dove sono state confermate le morti civili e i superstiti possono essere rintracciati dal governo degli Stati Uniti, quest’ultimo dovrebbe solo decidere di offrire loro effettivamente un risarcimento.
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Autore: Melissa Viselli; Editore: Andrew Goodell
