Save the Children ha recentemente pubblicato un rapporto sulle condizioni di vita nei campi di al-Hol e Roj, nel nordest della Siria in cui descrive le insostenibili condizioni di vita riscontrate nei campi controllati dalle forze curde e residenza di decine di migliaia di sfollati, inclusi circa 40,000 bambini.
Secondo l’organizzazione non governativa (ONG), 62 bambini sono morti ad al-Hol, la maggior parte a causa di incendi accidentali dovuti all’utilizzo di fornelli o stufe all’interno delle tende. Molti decessi sono il risultato di un sistema sanitario malfunzionante, della mancanza di acqua potabile e di servizi igienici, della malnutrizione, che avrebbero potuto, quindi, essere evitati. Inoltre, i bambini sono anche caduti vittime di violenza sessuale e omicidi. Tra gli sfollati nel campo ci sono minori di 60 differenti nazionalità e Save the Children ha denunciato soprattutto il rifiuto dei Paesi europei, dell’Australia e del Canada di rimpatriare i figli dei loro connazionali i quali hanno vissuto o si sono uniti allo Stato Islamico contro la propria volontà. Altre ONG, come Medici Senza Frontiere, hanno espresso a loro volta la propria preoccupazione nei confronti delle pericolose condizioni trovate nei campi.
Il rapporto riporta anche che l’83% dei rimpatri è stato effettuato dall’ Uzbekistan, dal Kossovo, dal Kazakistan e dalla Russia; nel frattempo, la Francia ha rimpatriato 35 bambini, lasciandone indietro 320, e il Regno Unito quattro su 60. Save the Children e le forze curde hanno invitato tutti i governi che hanno cittadini nei campi ad occuparsi dei loro connazionali e facendo ciò, a riportare i minori e le loro famiglie a casa.
Per saperne di più, visitare:
https://www.aljazeera.com/news/2021/9/23/save-the-children-report-wasting-away-syrian-refugee-camps
https://reliefweb.int/report/syrian-arab-republic/children-abandoned-their-governments-are-wasting-away-syrian-camps
di Dulce María Hernández Márquez
Traduzione di Silvia Luminati