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Corte Penale Internazionale, “massima priorità” per la situazione in Libia

Il Procuratore della CPI, Fatou Bensouda, in collegamento con il Consiglio di Sicurezza ONU, 10 novembre 2020 Il Procuratore della CPI, Fatou Bensouda, in collegamento con il Consiglio di Sicurezza ONU, 10 novembre 2020 ICC-CPI

10 Novembre 2020

Rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza ONU, Il Procuratore della CPI ha rinnovato l’impegno della Corte a ottenere giustizia per le vittime del conflitto

Lo scorso 10 novembre, il Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI), Fatou Bensouda, ha presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il suo rapporto sulla situazione in Libia. A causa delle restrizioni legate alla pandemia da COVID-19, l’incontro si è tenuto in videoconferenza. Pur salutando con favore l'accordo di cessate il fuoco firmato dalle parti il 23 ottobre, il Procuratore ha esortato il Consiglio di sicurezza a rinnovare il suo sostegno alla CPI affinché possa portare a compimento il suo mandato nel Paese.

Fatou Bensouda ha rassicurato che, nonostante il suddetto accordo, la situazione libica rimane della “massima priorità" per l'Ufficio del Procuratore. Dalla scorsa primavera - e nonostante la crisi sanitaria - la CPI è riuscita a dispiegare due missioni investigative per raccogliere prove sul campo. Dopo la scoperta di numerose fosse comuni lo scorso giugno, l’Ufficio del Procuratore ha lavorato a stretto contatto con le autorità nazionali, che ad oggi hanno rinvenuto oltre 100 cadaveri.

Per quanto riguarda l'offensiva di Tripoli, la CPI ha ricevuto informazioni attendibili sui gravi crimini compiuti a danno dei civili: attacchi aerei indiscriminati su aree residenziali, uccisioni extragiudiziali, rapimenti e torture. I rapporti ricevuti indicavano inoltre un aumento nell’utilizzo di "mine e ordigni esplosivi improvvisati" piazzati all'interno di abitazioni civili dalle truppe in ritirata. Il Procuratore ha sottolineato che, tra maggio e luglio, almeno 49 persone sono state uccise da questo genere di ordigni.

L’Ufficio del Procuratore ha inoltre ricevuto informazioni sul "presunto uso eccessivo della forza da parte degli agenti di sicurezza" nell'ovest del Paese, nonché sui gravi crimini commessi all’interno delle prigioni e dei centri di detenzione. Fatou Bensouda ha anche sottolineato la preoccupante situazione degli sfollati interni e dei migranti, che continuano ad essere vittime del traffico di esseri umani e di altri gravi crimini.

Pur accogliendo con favore i progressi fatti finora, il Procuratore ha incoraggiato il Consiglio a intensificare gli sforzi per porre fine a queste gravissime violazioni e ad assistere la CPI nel suo mandato. Come ripetutamente sottolineato dal Procuratore, è essenziale che le persone contro le quali la Corte ha emesso un mandato d’arresto siano al più presto consegnate alla giustizia. Il mancato arresto di questi individui, ha sostenuto Bensouda, "rimane un ostacolo maggiore che impedisce all'Ufficio [del Procuratore] di perseguire una giustizia effettiva per le vittime delle atrocità commesse in Libia". A questo proposito, Fatou Bensouda ha chiesto al Consiglio di potenziare i suoi sforzi, in quanto l’esecuzione di questi mandati d’arresto non è sola responsabilità dei Paesi interessati ma “responsabilità collettiva” della comunità internazionale.

 

Per saperne di più:

https://www.icc-cpi.int/Pages/item.aspx?name=201110-icc-prosecutor-statement-unsc-libya&ln=fr

https://news.un.org/en/story/2020/11/1077302

 

Autore: Ester Zangrandi

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