Il tema della sicurezza è centrale in Afghanistan. La Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) ha documentato che tra gennaio e settembre 2020, più di 2.000 persone sono state uccise e più di 3.800 ferite, con il 45% delle uccisioni attribuite ai Talebani e il 23% alle forze governative. In aggiunta, la recente conferenza di pace tra i Talebani e il governo ha provocato un ulteriore aumento delle violenze che ha recentemente portato UNAMA a definire il Paese come uno dei posti più pericolosi al mondo per la popolazione civile.
In questi giorni si è tenuta una tavola rotonda tra le agenzie delle Nazioni Unite (ONU), in particolare UNAMA, e le autorità locali della provincia meridionale afghana di Kandahar, ex-roccaforte talebana e ancora oggi teatro di diversi scontri. L’incontro ha esplicitato il largo consenso sull’idea che una maggiore cooperazione e sinergia negli ambiti legati alla pace, allo sviluppo e all’assistenza umanitaria sia alla base di un miglioramento delle condizioni nella regione.
Molte delle attività delle agenzie dell’ONU vengono già portate avanti con una collaborazione costante con le autorità locali e la società civile, ma è stato evidenziato come le questioni legate alla sicurezza delle operazioni rimangano il principale ostacolo al loro operato. In seguito all’accordo tra gli Stati Uniti e i Talebani, i primi stanno pianificando la loro progressiva ritirata dal Paese e utilizzano le tempistiche di questo rientro per rompere lo stallo della Conferenza di Pace tra i Talebani e il governo. Per quanto vi sia la volontà di diminuire le violenze, permangono i dubbi su come l’azione delle le agenzie dell’ONU e la società civile opereranno in un Afghanistan post-americano rimangono.
Per saperne di più:
https://www.voanews.com/south-central-asia/khalilzad-renews-afghan-peace-push-us-reduces-troops
Autore: Matteo Consiglio; Editor: Margherita Curti