Nuovi attacchi mietono vittime tra i civili nel Mali centrale

Scena di vita quotidiana tra gli sfollati di un villaggio della regione di Mopti, Mali Scena di vita quotidiana tra gli sfollati di un villaggio della regione di Mopti, Mali MINUSMA/Marco Dormino

03 luglio 2020

Uomini armati in uniforme hanno attaccato quattro diversi villaggi nell’area di Bankass: il bilancio è di 32 vittime civili

Mercoledì primo luglio, un numero non precisato di uomini armati ha attaccato quattro villaggi nei comuni di Tori e Dialassagou, nel “cercle” di Bankass, a 30 km dal confine con il Burkina Faso. Secondo quanto riportato da alcuni testimoni intervistati da Amnesty International, gli aggressori si sono riversati nei villaggi a bordo di pick-up e motociclette, vestendo uniformi militari. Quando l’esercito ha raggiunto i luoghi del massacro, la sera stessa, i soldati non hanno potuto far altro che partecipare alla sepoltura delle prime vittime. Il giorno successivo, le autorità locali hanno comunicato la morte di 32 civili.

A partire dalla ribellione Tuareg del 2012 e a dispetto della presenza militare di diversi attori internazionali, il Mali è stato attraversato da un crescente livello di violenza. La regione di Mopti è oggi l’epicentro di una fatale serie di attacchi di matrice comunitaria, perpetrati a danno della popolazione civile. I gruppi jihadisti attivi nella regione hanno sapientemente sfruttato le tensioni esistenti tra le comunità Dogon, perlopiù agricoltori sedentari, e Fulani (o Peul), allevatori di lunga tradizione nomadica. Le conseguenze del cambiamento climatico e dell’instabilità legata al conflitto hanno reso sempre più aspra la competizione per il controllo della terra e delle risorse idriche, necessarie ai raccolti come al bestiame. I militanti jihadisti hanno quindi concentrato il reclutamento tra i Fulani, percepiti di conseguenza dai Dogon come una minaccia alla sopravvivenza stessa della comunità. Tra gennaio e giugno 2020, la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA) ha registrato 81 episodi di violenza intercomunitaria, che hanno portato all’uccisione di 282 civili.

Ciò che risulta ancor più allarmante è la portata degli abusi perpetrati dalle forze di sicurezza maliane a danno della popolazione.  La Divisione Diritti Umani e Protezione della MINUSMA ha documentato 230 uccisioni sommarie, 47 delle quali - secondo quanto riportato - hanno avuto luogo sotto il comando della Forza Congiunta del Gruppo dei Cinque per il Sahel (G5-Sahel).  A questo proposito, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha chiesto al governo maliano di condurre indagini approfondite per accertare ogni eventuale violazione dei diritti umani da parte dei membri delle forze armate.

Il 30 giugno, il G5-Sahel si è riunito a Nouakchott, in Mauritania. Nel comunicato finale del summit, i capi di stato si sono ripromessi di far luce sui crimini imputati ai contingenti militari dispiegati in Mali, sanzionando gli eventuali responsabili. Nel frattempo, la situazione politica interna si fa sempre più tesa: manifestazioni di protesta sfilano nelle strade di Bamako, chiedendo le dimissioni del presidente, Ibrahim Boubacar Keita.

 

Per saperne di più:

https://www.aljazeera.com/news/2020/07/dozens-civilians-killed-central-mali-village-attacks-200703103253053.html

https://www.lemonde.fr/afrique/article/2020/07/04/nouvelles-tueries-au-mali-au-moins-40-villageois-et-soldats-tues_6045207_3212.html

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/07/mali-recent-killings-in-central-region-could-fuel-humanitarian-disaster/

https://news.un.org/en/story/2020/06/1067292

 

Autore: Ester Zangrandi

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