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Mine antiuomo in Libia: nemiche di pace e vita

Un esperto prova a disinnescare una mina antiuomo attiva a Tripoli, Libia Un esperto prova a disinnescare una mina antiuomo attiva a Tripoli, Libia Benoit Dautriche Garage Prod/Humanity & Inclusion

3 giugno 2020

L’aumento delle esplosioni di mine antiuomo sta costando la vita ai civili ad un ritmo allarmante

Da fine maggio 2020, Human Rights Watch è in allerta perché, come ha segnalato l’organizzazione, gruppi armati all’interno del territorio libico sono attivamente responsabili dello scoppio di mine antiuomo. L’obiettivo principale di queste azioni è quello di guadagnare terreno ed avvicinarsi a Tripoli, per riconquistare la capitale libica. Negli ultimi mesi gli scontri violenti tra le Forze Armate Libiche (LAAF) e il Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto dalla comunitá internazionale con sede a Tripoli, si sono intensificati. Il Comandante delle LAAF, il Generale Khalifa Haftar, avrebbe ordinato alle sue truppe di procedere allo spargimento di mine antiuomo prima di abbandonare i quartieri nel sud della capitale. 

La Missione di Sostegno dell’ONU in Libia (UNSMIL) ha riportato che i distretti di Ain Zara e Salahuddin, a Tripoli, sono stati tra le aree piú colpite dalle esplosioni. Tra le vittime, due uomini chiamati Zakaria Al Jamal e Muhammed Daleh. Il primo ha perso la vita mentre era in visita alla famiglia nelle sua residenza di Salhuddin, mentre il secondo è stato ucciso il 25 maggio dall’esplosione di una mina quando lui e il fratello stavano provando a disinnescarla. Sue fratello è sopravvissuto, anche se è risultato gravemente ferito. Esiste la crescente preoccupazione che gli esplosivi siano stati prodotti in Russia. Il GNA sostiene che  i “Mercenari di Wagner”, un gruppo militare finanziato dal Cremlino, starebbe aiutando le forze di Haftar a disperdere gli ordigni esplosivi. Le mine antiuomo identificate sono modelli “MON-50”, “POM-2”, e “PMN-2”, di origine russa, e tutto fa pensare che siano stati introdotti in Libia recentemente. Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che la Libia non forma parte del “Mine Ban Treaty”, vigente in 164 paesi. Prima della morte di Muammar al Ghaddafi, il regime aveva comprato milioni di mine, che dopo la sua caduta nel 2011 sono finite nelle mani dei combattenti anti-governo. Da quel momento, le vittime civili in Libia sono state 3,552, secondo il Landmine Monitor, e le tensioni tra le LAAF e il GNA non sembra che diminuiranno nel prossimo futuro. 

A complicare le cose, il fatto che Russia, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Siria continuano a fornire aiuti militari alle LAAF. Steve Goose, Direttore della Arms Division di Human Rights Watch e Presidente della Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, ha condannato i recenti sviluppi in Libia. Ha definito inammissibile l’uso di mine antiuomo, proibite internazionalmente, in qualsiasi circostanza. Inoltre, ha fatto pressione sul GNA perché aiuti i civili feriti e invocato i responsabili a smettere di usare le mine antiuomo come strumenti strategici di combattimento. Infine, ha avvertito che se non verranno presi provvedimenti immediatamente, la perdita di vite umane e il caos continueranno a oltranza. 

 

Per saperne di piú:

https://www.hrw.org/news/2020/06/03/libya-landmines-left-after-armed-group-withdraws

https://www.aa.com.tr/en/middle-east/libya-25-killed-clearing-haftars-landmines/1864293

https://www.hi-us.org/libya_hazardous_landmines

 

Autore: Sergio Gomez; Traduzione: Michele Pitta

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