Mali: 27 civili uccisi in meno di 24 ore

Peacekeepers delle Nazioni Unite tornano al loro elicottero, regione di Mopti, Mali Peacekeepers delle Nazioni Unite tornano al loro elicottero, regione di Mopti, Mali MINUSMA/Harandane Dicko

27 Maggio 2020

Le autorità locali hanno comunicato l’uccisione di 27 civili in seguito a tre diversi attacchi, compiuti tra martedì notte e mercoledì sera

In meno di 24 ore, un numero imprecisato di uomini armati ha raggiunto tre villaggi di etnia Dogon, uccidendo in totale 27 civili. Le autorità locali hanno dichiarato all’agenzia Reuters che gli attacchi sono stati compiuti da combattenti affiliati a gruppi jihadisti, i quali rivendicano di agire in difesa della comunità Fulani. Alcune delle vittime, riferiscono i funzionari locali, sono state bruciate vive.  

Gli attacchi hanno interessato tre villaggi di etnia Dogon, collocati nelle aree di Bandiagara, Bankass e Koro, nel Mali centrale. Oggi, la regione di Mopti rappresenta l’epicentro del drammatico conflitto che sconvolge il paese sin dal 2012. In quest’area, i gruppi jihadisti hanno saputo capitalizzare le tensioni esistenti tra le comunità Dogon e Fulani. Mentre i primi si occupano principalmente di agricoltura, i Fulani (o Peul) sono eredi di una secolare tradizione nomadica di allevatori e mercanti di bestiame. Le conseguenze del cambiamento climatico, del land grabbing e dell’instabilità legata al conflitto hanno esacerbato i conflitti intercomunitari per il controllo della terra e dei mezzi di sostentamento. In tale contesto, i gruppi jihadisti hanno concentrato l’arruolamento di nuove reclute nella sola comunità Fulani, attingendo al crescente sentimento di emarginazione e sostenendo di agire in loro difesa contro l’etnia rivale. A loro volta, i Dogon hanno organizzato la milizia di autodifesa Dan Na Ambassagou, messa al bando dal governo lo scorso anno, in quanto considerata responsabile del massacro di Ogossagou, costato la vita a circa 160 civili di etnia Fulani. Malgrado il provvedimento governativo, gli atti di violenza verso tale comunità hanno raggiunto una portata tale da alimentare il timore di un prossimo genocidio. Secondo i dati della missione delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA), nel solo 2019 tra i Fulani si contano 488 civili uccisi. A partire da gennaio 2018, 63 sono invece le vittime di attacchi perpetrati da uomini armati di etnia Fulani. Come riportato dall’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), nei primi tre mesi del 2020, 300 civili hanno perso la vita a causa del conflitto, con un aumento del 90% rispetto al trimestre precedente. Se più della metà delle perdite civili sono legate agli scontri tra milizie etniche e gruppi jihadisti, le tattiche militari del governo sono state responsabili di un sensibile incremento delle vittime tra la popolazione civile di etnia Fulani.

Per quanto riguarda il ruolo degli attori internazionali, le forze militari dell’operazione francese Barkhane sono stata recentemente incrementate, a dispetto delle critiche sollevate in merito alle strategie di controterrorismo implementate finora. A fianco dell’esercito francese e delle truppe del G5 Sahel, la MINUSMA è operativa nel paese dal 2013 ed è considerata come la più pericolosa missione di peacekeeping delle Nazioni Unite, con 125 caschi blu uccisi dal primo dispiegamento.  

 

Per saperne di più:

https://www.aljazeera.com/news/2020/05/killed-central-mali-ethnic-attacks-officials-200528143331973.html

https://www.reuters.com/article/us-mali-security/twenty-seven-killed-in-central-mali-ethnic-attacks-local-officials-say-idUSKBN2342ES

https://www.middleeasteye.net/big-story/massacre-mali-how-war-terror-fuels-tribal-violence-sahel

 

Autore: Ester Zangrandi

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