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Come stanno rispondendo i paesi in guerra all’emergenza coronavirus?

Donne con maschere chirurgiche nei campi profughi siriani a Idlib. Donne con maschere chirurgiche nei campi profughi siriani a Idlib. AAref Watad/AFP

9 marzo 2020

Con il peggiorare della pandemia aumentano le preoccupazioni su come Siria e Yemen affronteranno l’emergenza sanitaria

L’11 marzo, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha dichiarato il coronavirus una pandemia globale. Paesi in tutto il mondo stanno lottando per far fronte all’emergenza, mentre il numero dei morti sorpassa i diecimila. Il virus sembra essere più pericoloso per le parti più vulnerabili della popolazione come gli anziani e le persone con preesistenti patologie in corso. Similmente, ci si aspetta che l’emergenza colpisca più duramente i paesi più vulnerabili, come quelli affetti dalla guerra.

In Siria, un paese entrato nel suo decimo anno di conflitto, nessun caso di COVID-19 è stato riportato ufficialmente dalle autorità. Tuttavia, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha segnalato la presenza di casi nelle città di Tartus, Damasco, Homs e Latakia, dichiarando che le autorità nazionali stanno proibendo al personale medico di far circolare queste informazioni. C’è crescente paura del diffondersi della malattia nel paese, considerando le già durissime condizioni di vita che popolazione civile si trova ad affrontare. Attualmente vi sono in Siria unicamente 50 ospedali operativi e milioni di persone vivono nei campi rifugiati del nordovest, dove sarebbe impossibile implementare misure di contenimento. Inoltre, la Siria rimane l’unico paese a non aver interrotto i collegamenti con l’Iran che è considerato l’epicentro regionale dell’emergenza, con un numero di morti ufficiali che supera 1.500.

Allo stesso modo, in Yemen, un paese in guerra dal 2014, non sono stati ufficialmente riportati casi. L’OMS ha dichiarato che nel paese sono disponibili unicamente un centinaio di test. Il sistema sanitario Yemenita sarebbe assolutamente incapace di fronteggiare l’emergenza, in un paese dove si vive in precarie condizioni igieniche, dove colera, malnutrizione, dengue, malaria sono estremamente diffusi e dove l’80 percento della popolazione sopravvive grazie ad aiuti umanitari. Contrariamente alla Siria, nelle parti controllate dal governo sono stati interrotti tutti i collegamenti via terra e aria. La mancanza di casi riportati ufficialmente in Siria e Yemen potrebbe essere causata dal basso numero di tamponi effettuati, da deliberata disinformazione, ma anche dal limitato movimento di persone in entrata nel paese.

 

Per saperne di più:

https://www.aljazeera.com/news/2020/03/concern-mounts-catastrophic-coronavirus-outbreak-syria-200316003354976.html

https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-yemen/weakened-by-war-and-hunger-yemen-braces-for-coronavirus-idUSKBN2152Y9

https://coronavirus.jhu.edu/map.html

 

Autore: Annette Savoca

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