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Costruire il cammino verso la pace in Burundi: quattro azioni chiave

Mappa del Rwanda e del Burundi Mappa del Rwanda e del Burundi © Photo by Omersukrugoksu on iStock

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto di Peace Direct sulla situazione in Burundi.  

In un suo recente rapporto breve, l’ente di beneficenza britannico Peace Direct analizza la prospettiva di pace nello Stato del Burundi. All’alba del nuovo anno, lo Stato dell’Africa orientale tira le somme del primo semestre di presidenza di Évariste Ndayishimiye, caratterizzato da importanti cambiamenti sociali e politici. Tra questi spicca il suo appello e invito a ritornare rivolto ai profughi burundesi rifugiatosi nei paesi vicini, che ha incoraggiato migliaia di loro a rientrare nel loro paese di origine. I rifugiati avevano precedentemente lasciato il Paese a causa del regime autoritario del precedente governo guidato da Pierre Nkurunziza.  
Tuttavia, nei primi sei mesi del mandato di Ndayishimiye si è anche assistito a continue gravi violazioni dei diritti umani e attacchi, che hanno coinvolto anche centinaia di civili tra le vittime, fomentati sia dal governo che dai ribelli del movimento RED - Tabara. Fanno anche discutere i ruoli di primo ministro e ministro degli interiori affidati rispettivamente ad un ex capo della polizia e al’ex capo della intelligence, entrambi accusati di violazioni dei diritti umani. Il nuovo governo non si è quindi rivelato una netta rottura con il governo anteriore, e l’augurio di una maggiore libertà politica e civica sembra dissiparsi. A conferma di ciò, le Nazione Unite hanno prorogato di un altro anno il mandato della Commissione d'inchiesta, evidenziando quindi la persistente minaccia di un peggioramento della situazione dei diritti umani.

Di fronte questa situazione, Peace Direct propone alla società civile e agli attivisti locali quattro azioni chiave da seguire, affinché i loro sforzi possano contribuire a una costruzione di pace duratura. Si raccomanda: monitorare e proteggere i diritti umani diffondendo rapporti, testimonianze e prove di violazioni dei diritti umani; combattere la diffusione dell'incitamento all'odio contro gruppo etnici promovendo discorsi su tolleranza e unità; favorire la coesione sociale per attenuare le tensioni tra comunità e gruppi politici rivali e finalmente appoggiare una reintegrazione pacifica e sostenibile dei rifugiati burundesi, soprattutto quelli provenienti dalla vicina Rwanda, un paese precedentemente accusato di appoggiare forze contrarie al governo del Burundi.

Il rapporto di Peace Direct conclude con una nota di positività, affermando che una stabilità sostenibile in Burundi è possibile se tutti gli attori, politici e non, partendo dalla società civile fino agli incarichi più alti, collaborano per raggiungere gli stessi obiettivi. Questo processo deve dare priorità all’arresto e il perseguimento delle forze di sicurezza e Imbonerakure (l'ala giovanile del partito al governo nota per la sua violenza contro l'opposizione), autori di intimidazioni, maltrattamenti, omicidi e altre violazioni dei diritti umani. Rispetto alla linea politica da seguire, Peace Direct invita il governo a ricucire il dialogo con l’opposizione in esilio, rilasciare i restanti prigionieri politici, giornalisti e attivisti e restaurare la libertà di pensiero e di espressione.

 

Per saperne di più: 

peaceinsight.org/en/articles/four-priorities-burundian-peacebuilders-2021/?location=burundi&theme=conflict-prevention-early-warning 

worldpoliticsreview.com/articles/29155/despite-the-return-of-refugees-burundi-faces-continued-violence 

thenewhumanitarian.org/analysis/2020/07/29/Burundi-president-Nkurunziza-Ndayishimiye 

africatimes.com/2019/12/17/report-burundis-imbonerakure-create-fear-ahead-of-2020-election/ 

 

Autore: Laura Manzi; Editor: Andrew Goodell

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