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L'impatto della violenza esplosiva sull'accesso dei bambini alle cure sanitarie

Le persone raccolgono attrezzature mediche trovate sotto le macerie di un ospedale nella provincia di Idlib Le persone raccolgono attrezzature mediche trovate sotto le macerie di un ospedale nella provincia di Idlib © Ammar Abdullah/Reuters

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto di “Action on Armed Violence” sull’impatto delle armi esplosive sull'assistenza sanitaria 

Soprattutto negli ultimi anni la violenza esplosiva è diventata una grave minaccia per l'accesso alle cure mediche nelle aree di conflitto. Le strutture sanitarie sono infrastrutture civili e sono quindi soggette alla protezione della Quarta Convenzione di Ginevra, la quale sembra essere trascurata sia dagli attori statali che da quelli non statali. La presa di mira delle strutture sanitarie ha un impatto drastico sull'accesso dei bambini alle cure mediche e sulle loro probabilità di sopravvivenza. I bambini sono più vulnerabili alle ferite causate da armi esplosive e quindi a maggior rischio di morte rispetto agli adulti. Per i bambini con ferite da esplosioni, la cosiddetta "Ora d'oro" è il lasso di tempo che ne determinerà il destino. È infatti essenziale che i bambini feriti raggiungano l'ospedale entro quest'ora per avere maggiori possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, le ricerche sull'accesso all'assistenza sanitaria in Siria mostrano che meno del dieci per cento dei bambini feriti raggiunge l’ospedale entro un'ora dall’esposizione all’esplosione, mentre circa un terzo arriva sei ore o più dopo l'impatto.

L'accesso dei bambini all'assistenza sanitaria è gravemente compromesso dal bombardamento diretto sulle strutture sanitarie. Alcune di esse vengono erroneamente prese di mira durante i bombardamenti delle aree urbane dove le forze aeree non sono in grado di centrare prettamente gli obiettivi militari. Tuttavia, molte strutture civili vengono prese di mira intenzionalmente, come parte di una strategia di guerra concepita per destabilizzare e demoralizzare la popolazione. Questa tattica è sempre più adottata nella guerra civile in Siria, conferendo al Paese il titolo di luogo più pericoloso al mondo per gli operatori sanitari. Tra il 2001 e il 2019, infatti, la Siria è stata classificata come il Paese con il maggior numero di attacchi esplosivi contro gli ospedali, seguita da Iraq, Afghanistan e Libia.  Secondo uno studio della rivista "Health Policy" sulla strumentalizzazione degli attacchi alle strutture mediche in Siria, tra il 2016 e il 2017, 204 ambulanze sulle 243 disponibili nel Paese sono state bersaglio di violenza esplosiva.Il bombardamento delle strutture sanitarie comporta la carenza di forniture mediche, in particolare del personale dato che molti operatori sanitari sono fuggiti dal Paese o hanno perso la vita sul lavoro, privando intere città dell’accesso alle  cure mediche. Un caso esemplare è quello della città di Aleppo dove il centro pediatrico è stato distrutto nel 2016, lasciando l'intera città con un solo pediatra e causando di conseguenza un picco del tasso di mortalità infantile.

Poiché gli ospedali e le ambulanze sono sempre più frequentemente bersaglio di guerra, la popolazione spesso preferisce evitare di cercare cure mediche presso strutture sanitarie. L'elusione dell'assistenza sanitaria può aggravare ulteriormente le ferite e le malattie, riducendo sensibilmente le probabilità di sopravvivenza dei bambini. Anche l'ambiente circostante funge da ostacolo all'assistenza sanitaria, in quanto i veicoli ambulatoriali sono spesso bloccati da ordigni inesplosi o da blocchi stradali, prolungando i tempi per raggiungere gli ospedali ed eventualmente peggiorando le ferite del paziente.

I danni alle strutture sanitarie hanno un impatto a lungo termine sull'accesso dei bambini alle cure mediche. La ricostruzione dopo un bombardamento può richiedere anni e gli edifici sono spesso ricostruiti in modo più elementare e senza le attrezzature necessarie per far fronte a gravi emergenze mediche. Inoltre, quando le infrastrutture pubbliche sono a corto di personale e non sono sufficientemente attrezzate per gestire le emergenze, i trattamenti sono impartiti da servizi privati che la maggior parte della popolazione non può permettersi.

I dati sulla mortalità infantile nei conflitti sono allarmanti, come dimostra il triplice aumento degli attacchi ai bambini in conflitto dal 2010 registrato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). Ancora più allarmante è l'indifferenza degli attori statali nei confronti della violenza esplosiva. Infatti, nonostante i bambini siano sotto la protezione del Diritto Internazionale Umanitario, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, il numero delle vittime di conflitti è preoccupante, così come anche l'aumento degli attacchi contro le strutture mediche, perpetrati per la maggior parte da da attori statali. Action on Armed Violence ha riferito che in Siria circa il 60 per cento degli attacchi contro le strutture sanitarie sono stati perpetrati dal regime siriano, mentre il 29 per cento di essi sono attribuibili alla Federazione Russa. Poiché gli Stati sono parti delle suddette convenzioni, il loro comportamento dimostra una generale sottovalutazione del valore di questi documenti. Il rapporto si conclude con un appello di Action on Armed Violence  per un incremento delle ricerche sul genere, in quanto la mancanza di tali studi non chiarisce le disparità di accesso all'assistenza sanitaria tra bambini e bambine.

Per saperne di più:

https://aoav.org.uk/2020/the-impact-of-explosive-violence-on-a-childs-access-to-healthcare/ 

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