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CIA: le mancate responsabilità per i danni commessi sui civili

Un ragazzo yemenita vicino a un graffito raffigurante un drone americano e la scritta “perché hai ucciso la mia famiglia?” Un ragazzo yemenita vicino a un graffito raffigurante un drone americano e la scritta “perché hai ucciso la mia famiglia?” © Mohammed Huwais

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto di CIVIC sulle mancate responsabilità della CIA per i danni commessi sulla popolazione civile

A vent’anni dall’attentato alle torri gemelle, l’Agenzia d'Informazioni Centrale (CIA) continua ad utilizzare i poteri speciali attribuitegli nel 2001 dall’Autorizzazione per l’Uso della Forza Militare (AUMF) del Congresso per condurre la “guerra al terrorismo”. Questi poteri continuano a permettere l’uso della forza letale in operazioni che, per garantire un operato veloce e flessibile, sono segrete e al di fuori della giurisdizione e supervisione del Congresso e delle corti americane.

Il rapporto “Eccezione/i alla/e regola/e. Responsabilità e vigilanza dei danni civili nelle Guerre d'Ombra” del Center for Civilians in Conflict (CIVIC) evidenzia i costi dell’azione antiterroristica di organizzazioni come la CIA e i dipartimenti speciali dell’Esercito nella guerra senza fine al terrorismo. CIVIC sottolinea come la carenza di meccanismi finalizzati a garantire le responsabilità e il controllo degli attacchi dei droni e l’uso di forze paramilitari causino innumerevoli vittime civili e violazioni dei diritti umani. In particolare, il rapporto si focalizza su come la poca trasparenza e la segretezza permettano che queste pratiche siano impiegate in maniera sempre più estensiva in un sistema di autorità “parallele” che si distacca sempre più dalle norme che regolano e limitano l’uso della forza e i danni civili.

La risposta della oresidenza statunitense all’11 settembre cambiò profondamente il paradigma della lotta al terrorismo. Da una questione legata alla criminalità transnazionale, l’antiterrorismo divenne una guerra contro un nemico senza confini geografici o temporali. La CIA assunse così un ruolo preponderante nell’uso della forza letale, non senza controversie viste le sue azioni durante la guerra fredda. L’uso sistematico di droni armati crebbe esponenzialmente per la loro maggiore precisione e per il pericolo inesistente di perdite americane. In aggiunta, l’agenzia addestrò e gestì le forze paramilitari locali. Con gli anni, però, è stato dimostrato dal crescente numero di vittime civili come l’effettiva accuratezza dei droni è minore di quella dichiarata e come i gruppi paramilitari abbiano perpetrato, con addestramento e le armi fornite dagli americani, molteplici violazioni dei diritti umani, rapimenti e uccisioni extragiudiziarie.

La segretezza e la mancata responsabilizzazione lasciarono la Presidenza senza giustificazioni davanti alle crescenti pressioni da parte dell’opinione pubblica, del Congresso e di organi dell’esecutivo stesso. Da un lato, i primi cambiamenti sono arrivati nel 2016 con Obama che, nell’ottica di evitare che “le nostre agenzie di intelligence siano un’organizzazione paramilitare”, spostò parte delle competenze di questi programmi sotto il Dipartimento della Difesa. I consolidati statuti e criteri dell’esercito, a differenza della CIA (cui parametri di reporting e indagine sono assenti o celati al pubblico), richiedono maggiore trasparenza e responsabilità per i danni collaterali e le violazioni dei diritti umani dentro e fuori dagli scenari di guerra. D’altro canto, Obama decuplicò l’impiego di droni durante il suo mandato. In aggiunta, l’amministrazione Trump non ha mostrato particolari preoccupazioni per il comportamento para-militaristico della CIA e, anzi, ha eliminato la necessità di autorizzazione da parte della Casa Bianca per proseguire con le operazioni letali.

Il risultato è che attualmente è impossibile per il Congresso verificare la conformità delle operazioni con le norme da questo deliberate, poiché, al di fuori della CIA e alcune figure apicali, non ci sono canali per denunciare o visionare i danni civili. Si crea quindi una situazione in cui è difficile per autorità governative e congressuali comprendere se i fondi assegnati sono utilizzati solo per gli scopi indicati oppure per crimini di guerra. Tale sistema non solo non disincentiva i danni collaterali sui civili, ma non permette neanche di valutare quanto queste operazioni minino la legittimità degli Stati Uniti, coinvolgendo il paese in ostilità a insaputa del congresso e mettendo a rischio l’incolumità delle forze armate.

CIVIC incentiva non solo la rimozione degli strumenti giuridici che permettono tutto ciò, ma anche un maggiore controllo sull’operato della CIA. Il rapporto raccomanda all’esecutivo di rafforzare i sistemi di autorizzazione per l’uso della forza e di estendere la responsabilità dei Dipartimenti ai corpi paramilitari da loro coadiuvati per un’azione consona al diritto internazionale e umanitario. Si consiglia inoltre di trasferire la totalità dei programmi sotto il Dipartimento della Difesa, così da essere soggetti a criteri di valutazione e monitoraggio adeguati ed evitare il “forum shopping” - ossia che la Casa Bianca scelga a chi affidare una missione in base al livello di trasparenza desiderato. Al Congresso si consiglia di estinguere i fondi per operazioni non trasparenti e di rendere statutaria una definizione più ampia della protezione dei civili e l’obbligo di un reporting più trasparente. Infine, viene incentivato un meccanismo che permetta ai civili di riportare difformità e danni subiti sia da parte della CIA che degli organi paramilitari.

 

Per saperne di più:

https://civiliansinconflict.org/wp-content/uploads/2020/11/CIVIC_US_Report_Drones_Final.pdf

 

Autore: Matteo Consiglio; Editor: Margherita Curti

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