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Affrontare il problema della violenza sessuale usata come arma di guerra

I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votano la Risoluzione 2467 I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votano la Risoluzione 2467 © Missione tedesca alle Nazioni Unite / 2019

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la storica Risoluzione 2467 che ribadisce l’impegno a porre fine alle violenze sessuali nei conflitti armati.

Da quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha riconosciuto per la prima volta l’uso della violenza sessuale come arma di guerra, le discussioni sul tema a livello globale si sono intensificate. Secondo i dati delle Nazioni Unite, in 12 mesi sono stati resi noti 1.429 report sulle violenze sessuali nella Repubblica Democratica del Congo. Sono numeri che non riflettono la realtà di tutti gli abusi che le donne subiscono nei conflitti armati nel mondo, e soprattutto, in Africa e nel Medio Oriente. Oltre agli atti di violenza sessuale non denunciati, le questioni di genere basate sulla discriminazione sono largamente ignorate. 

Come risposta alla violenza sessuale contro le ragazze e le donne, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ancora una volta adottato delle misure per combattere il fenomeno in forte crescita. Sotto la presidenza della Germania, ad aprile 2019 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la storica risoluzione 2467, con 13 voti a favore e zero voti contrari, con Cina e Federazione russa che si sono astenute. La Risoluzione 2467 conferma l’impegno delle Nazioni Unite di voler rafforzare le risoluzioni precedenti riguardanti le donne, la pace e la sicurezza e, parallelamente, rimarca la protezione e promozione dei diritti umani delle donne. La Risoluzione, inoltre, prevede un maggior coinvolgimento delle donne a tutti i livelli dei processi decisionali. 

Più di tutto, la Risoluzione 2467 chiede alle parti coinvolte nel conflitto armato che non si ripetano più atti di violenza sessuale. È necessario che gli stati-nazione si impegnino per attuare piani di implementazione con modalità a tempo determinato che si occupino della violenza sessuale in tutte le sue forme. Ciò incoraggia particolarmente i comitati di sanzione esistenti a prendere provvedimenti contro i responsabili degli atti di violenza sessuale come arma di guerra. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mira a confrontare le realtà della violenza sessuale esaminandone direttamente le motivazioni profonde, richiamando gli stati- nazione a formulare risoluzioni, accordi di pace e altre disposizioni legislative contro la violenza sessuale. Queste azioni mirano a dare maggiore visibilità agli abusi subiti dalle donne. 

Un aspetto distintivo della Risoluzione è il suo inserimento in un approccio che mette al centro  la vittima degli abusi sessuali, per la quale si prevede un percorso di prevenzione e ripresa a seguito della violenza subita. Attraverso questo approccio, si vuol dare alle donne vittime degli abusi la possibilità di accedere ai servizi primari, come l’assistenza medica e psicosociale, senza alcuna discriminazione e stigma. In alcuni casi, si tratta di avere riguardo anche per i bambini nati dalla violenza. La mancata applicazione per negligenza di un approccio orientato alla vittima degli abusi rappresenta una netta violazione della legge internazionale. 

Le organizzazioni e i gruppi in difesa dei diritti umani hanno ampiamente riconosciuto e applaudito l’approvazione della Risoluzione 2467. Pramila Patten, Rappresentante Speciale del Segretario Generale sulla violenza sessuale in guerra, afferma che la violenza sessuale deve sempre rimanere un tema in prima linea nelle discussioni all’interno della comunità internazionale. «Non siamo ancora riusciti a fare progressi sul campo in modo significativo e duraturo». Pramila condivide l’idea che osservare strutture di potere e sistemi di valori nel mondo possa essere utile a forgiare una cultura basata sulla responsabilità invece che sulla continua revoca della violenza sessuale. «Le guerre sono ancora combattute sui corpi delle donne e delle ragazze». 

La Risoluzione 2467 è un importante tassello per influenzare l’andamento per mettere fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra. Tuttavia, è necessaria una spinta verso la responsabilità nazionale e la consapevolezza degli effetti degli abusi da parte dei governi e delle Nazioni Unite. Ciò potrebbe avvenire attraverso lo sviluppo di un ampio processo teso a punire i responsabili delle violenze sessuali. Con i mezzi esistenti per proteggere le donne dalle violenze  sessuali, il controllo costante e la garanzia dei servizi sanitari sono delle assolute necessità. Si raccomanda il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di stabilire con gli Stati Membri un fondo per le vittime degli abusi o considerare i risarcimenti con altri mezzi. Oltre a ciò, gli stati-nazione vorrebbero costituire un tribunale per mezzo di un trattato che giudichi rigorosamente i casi di violenza sessuale attraverso una coalizione di sostegno internazionale. 

Deve essere data piena attuazione alle misure contro la violenza sessuale in guerra, facendo pressione per una totale responsabilizzazione e cercando di dare maggiore potere alle vittime degli abusi. 

 

Il testo originale della risoluzione è disponibile qui: 

https://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/s_res_2467.pdf

 

Per saperne di più: 

https://www.un.org/sexualviolenceinconflict/press-release/landmark-un-security-council-resolution-2467-2019-strengthens-justice-and-accountability-and-calls-for-a-survivor-centered-approach-in-the-prevention-and-response-to-conflict-related-sexual-violence/

https://www.un.org/press/en/2019/sc13790.doc.htm

https://reliefweb.int/report/world/hidden-victims-sexual-violence-war

 

Autore: Christina Borst; Traduzione: Simona Smacchi

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