L’impatto umanitario delle armi esplosive in aree popolate: l’urgenza di migliori pratiche e politiche

Bambini tra le macerie ad Azaz, Governatorato di Aleppo, Siria Bambini tra le macerie ad Azaz, Governatorato di Aleppo, Siria © IHH HRF

Il report dell’OCHA illustra come evitare o limitare l'uso di armi esplosive a garanzia di una maggiore protezione per le popolazioni civili.

L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha elaborato questo rapporto nel 2017 per indurre Stati, forze armate e altri attori a riflettere sull’uso di armi esplosive - tra cui bombe, artiglieria, missili, mortai ed ordigni esplosivi improvvisati (IED) - in aree popolate, che spesso implicano effetti collaterali a danno di quei civili presenti sul posto. Innanzitutto, il termine “aree popolate” si riferisce alle zone dove vi siano concentrazioni - permanenti o temporanee - di popolazioni civili.

Date le ripetute criticità a danno delle popolazioni civili, sono sorti dubbi sulle linee di orientamento fornite dal diritto internazionale umanitario (IHL) circa la valutazione del rischio e l’eventuale riduzione dell'impatto delle armi esplosive, nonché sul modo in cui le parti in conflitto interpretino e applichino le seguenti regole previste dall’ IHL; infatti, la piena conformità alle suddette regole migliorerebbe sicuramente la protezione dei civili:

  • Il divieto di attacchi diretti contro popolazioni civili e proprietà civili;
  • Il divieto di attacchi sproporzionati e indiscriminati; e
  • L'obbligo di prendere tutte le precauzioni possibili ai fini di un eventuale attacco e in previsione di eventuali effetti dell'attacco al fine di evitare, e di ridurre al minimo, danni accidentali alle popolazioni civili.

Queste armi hanno il potere di impattare l'intera area circostante il target, attraverso gli effetti di esplosione e frammentazione, che possono ferire, danneggiare o uccidere chiunque si trovi nelle vicinanze. Ulteriori problemi possono sorgere a causa della vastità dell'esplosione, dell’inesattezza di lancio, dell'uso di più fuochi / munizioni o per una combinazione di più elementi. Inoltre, molteplici fattori possono peggiorare ulteriormente l’impatto: terreno, ubicazioni delle popolazioni residenti, condizioni meteorologiche, ecc.

Le conseguenze di questi attacchi incontrollati sono molteplici e gravi: decessi e ferite, traumi psicologici e dislocamento, disturbo post-traumatico da stress, distruzione di abitazioni e altre infrastrutture essenziali, danni allo sviluppo del bambino, ostacolo alla fornitura di aiuti umanitari e di assistenza emergenziale, perdita di istruzione e di mezzi di sostentamento, rischio residuo derivato ordigni bellici inesplosi, ecc. Tali danni fisici e psicologici richiedono cure mediche assistenziali, specialistiche e riabilitative, servizi di sostegno psicosociale, che spesso non sono disponibili e/o sono limitati a causa degli ospedali danneggiati e della mancanza di personale sanitario o di forniture mediche. Gli spostamenti della popolazione possono invece portare a separazioni familiari, a carenza di mezzi di sussistenza e strutture di supporto, ad alloggi e beni primari inadeguati, ad un'esposizione maggiore a forme di violenza sessuale o fisica, a sfruttamento, ad abusi e al reclutamento da parte di frange estremiste.

Persino le forze armate in offensiva possono essere negativamente influenzate dall’impatto delle armi esplosive sui civili, poiché questo uso sregolato di forza rischia di far diminuire il sostegno popolare nei confronti della missione, e conseguentemente minare gli obiettivi politici a lungo termine ed il successo della missione.

Pertanto, l'IHL richiede che durante le ostilità, siano prese precauzioni costanti per salvaguardare sia la popolazione civile sia le proprietà civili. Tale politica potrebbe implicare restrizioni alla location target di attacco, alla tempistica, all'angolo e all'asse di attacco, prevedere un avviso anticipato efficace, ecc.

La International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan e la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) sono gli esempi adottati dall’OCHA per illustrare come le politiche e le pratiche militari siano riuscite in passato a evitare o limitare l'uso di armi esplosive in aree popolate. I comandanti dell'ISAF hanno emanato direttive tattiche per diminuire la forza distruttiva e AMISOM ha sviluppato e adottato una politica di fuoco indiretto limitante l'uso di mortai e altre armi in aree popolate. Attingendo a queste lezioni, l'OCHA propone infine una futura politica operativa che preveda una conoscenza approfondita degli effetti delle esplosioni su tutta l’area circostante ed il rischio derivato verso le popolazioni civili, una superiore autorità di comando in capo alle decisioni di attacco, considerazione di possibile presenza di popolazione civile in loco fino a prova contraria, l'identificazione anticipata di "no-strike entities" ed infine pazienza tattica. Ulteriori politiche militari razionali possono comprendere meccanismi di localizzazione di eventuali civili, strumenti e metodologie di stima degli effetti collaterali e valutazione dei danni derivati dal conflitto ai fini di una mitigazione del rischio, ed eventuale valutazione dell’inclusione di concetti quali "distanze minime di sicurezza" e "stima di distanze di rischio" (misure utilizzate per stimare il rischio percentuale di effetti collaterali che possono derivare da un attacco aereo contro il nemico).

 

Per saperne di più, leggi:

http://www.inew.org/site/wp-content/uploads/2017/11/OCHA-Compilation-of-Military-Policy-and-Practice-2017.pdf

di Alice Vogliotti

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