"La loro intenzione era disperderci, era di farci del male"

Manifestanti antigovernativi sostengono la libertà di parola durante le manifestazioni in Libano. Dicono "Non avrete mai più il comfort del nostro silenzio" Manifestanti antigovernativi sostengono la libertà di parola durante le manifestazioni in Libano. Dicono "Non avrete mai più il comfort del nostro silenzio" © Wael Hamzeh/EPA-EFE per CBC

Rassegna web 21 - 27 ottobre 2019 a cura di Federica Pira

1)    Libano 

Il 17 ottobre 2019, in seguito all'annuncio da parte del governo dell’introduzione di nuove tasse - tra cui una tassa sull'applicazione di messaggistica WhatsApp, la quale è stata ovviamente revocata poco dopo, a causa dell’immediato sdegno popolare - le manifestazioni antigovernative sono iniziate pacificamente a Beirut. Tuttavia, nell’arco di breve tempo, le proteste si sono diffuse in tutto il paese, trasformandosi in espressioni di rabbia contro l'intero stabilimento politico. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la cattiva gestione economica del paese e contro la corruzione del governo, chiedendone le immediate dimissioni. 

La reazione delle autorità è stata rapida e violenta. Le forze dell’ordine hanno risposto alle proteste sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro migliaia di manifestanti in gran parte pacifici, compresi i bambini. Secondo Human Rights Watch (HRW), le forze di sicurezza libanesi hanno chiaramente utilizzato una forza eccessiva e non necessaria contro i manifestanti. A questo proposito, vale la pena ricordare che, secondo i principi di base delle Nazioni Unite, i funzionari delle forze dell'ordine possono utilizzare la forza solo "quando strettamente necessario". Se si decide di utilizzare la forza, ciò deve avvenire in modo adeguato e proporzionato. Se l’uso della forza dovesse risultare eccessivo, devono essere avviate immediatamente indagini indipendenti nei confronti di coloro che si sono resi autori di simili condotte violente e sproporzionate.

Di fatto, dopo 5 giorni di proteste, il governo libanese ha approvato un pacchetto di riforme economiche. Le misure includono la riduzione della metà degli stipendi dei politici, il sostegno finanziario alle famiglie in condizioni di povertà, l'abolizione di diverse istituzioni statali, l'adozione di una legge che istituisce un comitato anticorruzione entro la fine dell'anno, la redazione di una legge che chiede di ripristinare i fondi pubblici rubati. Tuttavia, la serie di riforme annunciata dal Primo Ministro Hariri non è stata considerata sufficiente. I manifestanti chiedono ancora le dimissioni del governo, che accusano di diffusa corruzione.

  

 

Per saperne di più, leggere:

https://www.hrw.org/news/2019/10/19/lebanon-security-forces-use-excessive-force-against-protesters

https://www.aljazeera.com/news/2019/10/lebanon-protests-latest-updates-191021080734203.html

https://www.bbc.com/news/world-middle-east-50118300

  

 

2) Cambogia

Il 16 agosto 2019, un gruppo di ex membri del Cambodian National Rescue Party (CNRP) ha annunciato l’imminente rientro in Cambogia di Sam Rainsy, leader del partito CNRP in esilio. Il rientro sarebbe programmato per il 9 Novembre 2019. Con lui, altre figure note. Da allora, le autorità cambogiane, etichettando questo piano di ritorno come un "colpo di stato", hanno proceduto ad arrestare ingiustamente dozzine di persone e lo stesso governo sta attualmente trattenendo circa 60 prigionieri politici in tutto il paese.

In particolare, il CNRP fu sciolto nel novembre 2017 dalla Corte suprema della Cambogia, per il suo presunto ruolo in un complotto orchestrato contro il governo. Oltre 50 ex membri del CNRP sono da allora stati accusati di vari crimini di natura cospirativa e 31 di questi sono stati recentemente sottoposti a misure cautelari detentive. Tra le accuse che vengono regolarmente presentate si annoverano la cospirazione contro lo stato, l'incitamento a commettere crimini e lo screditamento delle decisioni giudiziarie, tutte accuse presumibilmente prive di fondamento e tutte politicamente motivate.

Tra i numerosi soggetti arrestati, si menziona Dong Sovannarith, attivista del CNRP. Tre agenti di polizia lo hanno prelevato questo ottobre dalla provincia di Kampong Cham, nel distretto di Batheay, e lo hanno portato presso il quartier generale della polizia provinciale per sottoporlo ad interrogatorio. L'arresto è probabilmente fondato su base politica, a causa dell'associazione di Dong Vannarith al CNRP. "È stato arrestato per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione, un diritto protetto dalla legge cambogiana", ha affermato Ny Sokha, capo del gruppo Adhoc per i diritti cambogiani. 

Alla luce di questi eventi, e nel lanciare la sua nuova pagina Web aggiornata con i nuovi prigionieri politici, HRW sollecita il governo cambogiano a cessare immediatamente le pratiche di arresto e detenzione degli ex membri del partito di opposizione, e ciò in virtù del loro riconosciuto diritto di esercitare le proprie libertà e diritti fondamentali, senza discriminazione o timore di ripercussione.

 

 

Per saperne di più, leggere:

https://www.hrw.org/news/2019/10/20/cambodia-wave-opposition-arrests

https://www.hrw.org/video-photos/interactive/2019/10/20/political-prisoners-cambodia

https://www.rfa.org/english/news/cambodia/arrests-10012019182632.html

https://www.aljazeera.com/news/2019/10/cambodia-steps-opposition-crackdown-rainsy-return-nears-191014041316183.html

 

 

3) Iraq

Anche in Iraq violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza stanno prendendo piede. In particolare, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) riferisce che la morte di civili, nonché il numero crescente di feriti nelle proteste in corso in Iraq, è estremamente preoccupante, così come l'uso di armi da fuoco per ripristinare l'ordine pubblico.

Il paese è, ormai da giorni, scosso da proteste contro corruzione, disoccupazione e servizi pubblici inadatti. Le forze di sicurezza stanno rispondendo con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, proiettili vivi e proiettili di gomma. La conseguenza è che decine di manifestanti sono stati uccisi e migliaia di persone sono rimaste ferite. Aljazeera riferisce inoltre che lo stato ha imposto un arresto quasi totale delle telecomunicazioni nella maggior parte delle regioni, in tal modo limitando gravemente l’aggiornamento e la trasparenza intorno alla crisi in corso.

A seguito di questi eventi, il presidente iracheno Barham Salih ha condannato pubblicamente gli attacchi perpetrati sia ai danni dei manifestanti che ai danni della stampa, sollecitando le forze di sicurezza a preservare i diritti di tutti gli iracheni. "Il diritto di protesta e la libertà di espressione sono garantiti dalla nostra costituzione", ha detto. Ritz il capo della delegazione del CICR in Iraq, ha anche osservato come “l'uso della forza da parte delle forze di sicurezza debba essere proporzionato alla situazione e costituire una misura eccezionale [...] le armi da fuoco devono essere utilizzate solo come ultima risorsa e solo per proteggere le persone contro una minaccia imminente alla vita”.

Le autorità irachene dovrebbero "porre immediatamente fine al blocco illegale dell'accesso a Internet e consentire ai manifestanti di riunirsi senza timore di ripercussioni", commenta il gruppo per i diritti globali Amnesty International. "Continueremo a monitorare attentamente la situazione", ha affermato l'organizzazione.

 

 

Per saperne di più, leggere:

https://www.icrc.org/en/document/violent-protests-across-iraq-escalate-icrc-calls-restrain

 

 

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