L’impatto della brutale guerra in Siria sui bambini

Bambini siriani all’entrata di una casa. Bambini siriani all’entrata di una casa. © UNICEF

Questo articolo è una breve presentazione del nuovo rapporto delle Nazioni Unite sui diritti dei minori durante la guerra in Siria, tra settembre 2011 e ottobre 2019

A gennaio 2020, la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite (ONU) sulla Siria ha pubblicato un rapporto intitolato “They have erased the dreams of my children”.  La Commissione è stata incaricata dal Consiglio di Sicurezza di investigare sulle violazioni dei diritti dei bambini durante il conflitto siriano iniziato nel 2011. Il rapporto descrive “come i bambini sono stati derubati della loro infanzia durante questi otto anni e mezzo di guerra” e come continuano ad essere vittime su più fronti.

Il rapporto si basa su 5000 interviste con bambini, vittime, parenti di vittime, testimoni, medici professionisti e membri dei gruppi armati.

Lo studio ha esaminato l’impatto della guerra in Siria sui bambini e sul godimento dei loro diritti fondamentali, in particolare il diritto all’educazione. Sin dall’inizio del conflitto molte scuole sono state distrutte e usate per scopi militari. La Commissione ha inoltre riportate che le forze governative hanno deliberatamente attaccato le strutture scolastiche e commesso crimini di guerra colpendo obiettivi civili. Di conseguenza, molti bambini sono stati ritirati dalle scuole: lo studio ha stimato che 2.1 milioni di bambini e bambine non stanno frequentando regolarmente le scuole. Inoltre, il Commissario Karen AbuZayd ha affermato che il governo siriano deve supportare “più bambini possibile affinché ritornino a scuola […] I gruppi armati che controllano i territori devono agire con rapidità per facilitare il loro ritorno all’istruzione”. La terribile situazione del sistema educativo in Siria preoccupa la Commissione, la quale ha sottolineato l’importanza che ha l’istruzione nel prevenire abusi e sfruttamenti nei confronti dei minori. L’educazione è anche un importante strumento per la realizzazione dei loro diritti: ha un impatto positivo sulla loro capacità di contribuire al futuro della loro comunità e società.

Il lungo conflitto ha avuto anche un duro impatto sulla salute fisica e mentale dei bambini. Dal rapporto emerge preoccupazione circa le devastanti conseguenze psicologiche della ripetuta esposizione a situazioni di violenza e precarietà. Secondo lo studio, più di 5 milioni di bambini sono sfollati a causa del conflitto e molti sono minori non accompagnati senza un adeguato accesso all’educazione e alle cure mediche. Circa 2.6 milioni di loro vivono come rifugiati in grandi campi profughi dove l’accesso ai servizi di base è piuttosto limitato. Qui molte ragazze adolescenti sono vittime di abusi sessuali e altre forme di violenza di genere e il mancato accesso all’assistenza medica le espone a condizioni di vulnerabilità. La situazione dei bambini siriani rimane molto difficile dal momento che il conflitto, ancora in corso, continua a minare la possibilità di ritorno per i rifugiati e gli sfollati interni.

Il rapporto riassume le principali violazioni dei diritti dei minori: l’uccisione e il ferimento di bambini; il reclutamento e l’utilizzo dei bambini nei combattimenti armati; gli attacchi alle scuole; la violenza sessuale.  Un numero imprecisato di bambini è stato ucciso e mutilato da bombe a grappolo, munizioni improvvisate e armi chimiche, le quali sono state spesso utilizzate contro obiettivi civili come scuole e ospedali. Il rapporto ha documentato anche l’uso di mine disseminate dalle forze dell’Islamic State in Iraq and the Levant (ISIL) non appena si ritiravano dalle aree precedentemente sotto il loro controllo. Nel rapporto la Commissione ha più volte espresso preoccupazione anche per l’impatto sui civili degli attacchi aerei condotti dalla coalizione internazionale di forze guidata dagli Stati Uniti. Inoltre, durante il conflitto sono stati registrati casi di distruzione e di utilizzo delle strutture scolastiche come depositi, luoghi per l’appostamento dei cecchini e siti di lancio. Conseguentemente, molti bambini hanno affrontato difficoltà nel proseguire gli studi. Anche la situazione della scuola pubblica è molto precaria: diverse testimonianze hanno affermato che le autorità governative si sono rifiutate di riconoscere i diplomi rilasciati dalle scuole controllate dai gruppi armati e questo ha costretto gli studenti a ripetere l’anno scolastico per essere ammessi nella scuola pubblica. Questo, combinato con il collasso generale del sistema educativo e il reclutamento dei minori nei combattimenti, ha creato un grande numero di bambini “con poche prospettive per il loro futuro”. Inoltre, nel rapporto si parla anche di come l’ISIL abbia usato l’educazione come strumento di indottrinamento: i ragazzi erano costretti a aderire all’ideologia del gruppo, a guardare i video di propaganda - i quali includevano decapitazioni ed esecuzioni- e alle ragazze è stato imposto un codice d’abbigliamento. A coloro che hanno disobbedito alle regole è stato vietato di frequentare le scuole. Nello studio si fa riferimento anche a casi di arruolamento di bambini. I bambini, più frequentemente quelli di sesso maschile, sono stati reclutati e utilizzati sia nei combattimenti armati che come cuochi, spie, informatori e fattorini, in violazione delle norme di diritto internazionale umanitario. In particolare, i gruppi armati e le organizzazioni terroristiche, sfruttando le precarie condizioni economiche e la sofferenza, hanno incentivato economicamente i ragazzi affinché si unissero a loro. La mancanza della figura genitoriale paterna ha lasciato le famiglie e i bambini in uno stato di forte bisogno. Così, “in virtù delle norme di genere prestabilite, i ragazzi si sono sentiti in dovere di prendere il ruolo di capo-famiglia” e molti adolescenti hanno deciso di arruolarsi. Infatti, l’ISIL ha costruito dei campi dove i bambini sono stati trasferiti e preparati alle missioni suicide e al combattimento. Ma la Commissione ha sottolineato che anche le forze governative si sono servite dei bambini per localizzare i membri degli altri gruppi armati. Gli intervistati hanno testimoniato che nella città di Aleppo i bambini erano utilizzati come spie o messaggeri dai Comitati Popolari. Al momento della scrittura del rapporto, la Commissione ha continuato a ricevere informazioni sulla presenza di giovani ragazzi presso i checkpoint controllati dalle forze governative.

Secondo quanto riportato, il conflitto ha esacerbato le disuguaglianze di genere: i ragazzi sono stati vittime del reclutamento da parte dei gruppi armati, mentre le ragazze sono state costrette a sposarsi a causa delle preoccupazioni circa la loro sicurezza. La mancanza di accesso all’istruzione e le difficoltà economiche hanno contribuito quindi ad esporli a diverse forme di violenza e sfruttamento.

Una sezione è interamente dedicata ai crimini sessuali nei confronti dei bambini. Sin dall’inizio del conflitto le donne e, in particolare, le ragazze sono state prese di mira sulla base del genere e vittime di abusi sessuali in misura sproporzionata rispetto agli uomini.  Nel tardo 2012, nel governatorato di Dar’a è apparso il graffito “i vostri uomini nelle nostri prigioni, le vostre donne sui nostri grembi”. Molte ragazze sono state vittime di stupro e di altre forme di violenza al fine di ottenere informazioni o per far arrendere i loro familiari. Per esempio, nel 2013, a Dar’a una giovane studentessa è stata violentata in un checkpoint soltanto perché suo fratello era un combattente del gruppo di opposizione. In altre parole, la violenza sessuale è stata, ed è, utilizzata come strumento di umiliazione, di punizione e per instillare paura. Le vittime e i loro familiari hanno denunciato casi di stupro avvenuti nelle strutture di detenzione controllate dal governo siriano e di violenza a sfondo sessuale nei confronti di ragazzi detenuti a Damasco, Homs e Aleppo. La Commissione ha evidenziato gli effetti negativi di un prolungato periodo di detenzione e dell’esperienza di abusi sessuali sul benessere psicologico dei ragazzi. Poiché raramente le vittime riescono ad ottenere il supporto psicologico di cui hanno bisogno, spesso soffrono per il senso di colpa e di vergogna e, in alcuni casi, maturano tendenze suicide. Secondo la ricerca, sia le forze governative che i gruppi armati ribelli hanno commesso abusi sessuali su minori.

Le conclusioni del rapporto mostrano le molteplici violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani e come gli attori coinvolti nel conflitto non abbiano garantito un’adeguata tutela dei minori. Perciò la Commissione raccomanda al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di investigare sui crimini commessi nei confronti dei bambini e di documentare le violazioni da loro subite. Al governo siriano vengono rivolte le seguenti raccomandazioni: prevedere dei meccanismi per il supporto psicologico ai bambini e agli adolescenti; e assicurare che i bambini non vengano reclutati o utilizzati nei combattimenti armati. A tutte le parti coinvolte si chiede di permettere ai minori non accompagnati di ritornare nei loro luoghi di origine e di identificarli per il ricongiungimento con i familiari. La Commissione invita anche a non trasferire i minori sfollati all’interno dei campi profughi a meno che non sia strettamente necessario; inoltre, gli autori del rapporto chiedono che siano garantite le cure sanitarie, incluso il supporto psicologico, e che siano perseguiti i responsabili di abusi e torture nei confronti dei minori detenuti. Infine, si raccomanda anche di permettere l’accesso alle agenzie dell’ONU e alle organizzazioni internazionali non-governative nelle strutture sopramenzionate. 

 

 

Per saperne di più:

https://news.un.org/en/story/2020/01/1055412

https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/Pages/NewsDetail.aspx?NewsID=25465&LangID=E

 

Autore: Silvia Luminati; Editor: Aleksandra Krol

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