I paesi in cui si sono verificate atrocità di massa di solito presentano sistemi giudiziari mal funzionanti. La maggior parte delle volte essi non possiedono le capacità istituzionali di investigare o giudicare casi, o non dispongono di un quadro giuridico pertinente per condurre procedimenti equi, imparziali ed indipendenti. Il crimine e la corruzione possono fiorire rigogliosi, spesso con il supporto dei vertici al potere. La responsabilità per crimini internazionali può pertanto venire fortemente contrastata o risultare estremamente difficile da raggiungere.
In simili circostanze, le giurisdizioni ibride si sono dimostrate un modello di giustizia piuttosto efficiente. Tribunali di questo tipo vengono principalmente costituiti allo scopo di combattere l'impunità e consegnare giustizia alle vittime, e generalmente ricevono come mandato quello di giudicare le gravi violazioni del diritto internazionale, in linea con gli standard internazionali. In particolare, per via della loro struttura, i le corti ibride combinano i potenziali vantaggi delle corti penali nazionali (come la vicinanza geografica e psicologica alle vittime) con i benefici del coinvolgimento internazionale (sicurezza, imparzialità e indipendenza).
A causa delle diverse caratteristiche esistenti, non sempre risulta facile decidere se una particolare corte si adatta alla tipologia di un tribunale ibrido. Per molti, ad esempio, la condicio sine qua non è rappresentata dalla partecipazione di staff internazionale - in particolare giudici e pubblici ministeri - nei processi nazionali. La loro presenza è vista come una salvaguardia a sostegno dell'imparzialità e dell'indipendenza e come integrazione di competenze in materia di equo processo e giustizia penale internazionale, fattori che potrebbero non essere disponibili a livello locale. Inoltre, a seconda del particolare contesto esaminato, i tribunali ibridi possono essere modellati su entrambe le tradizioni di civil e common law, in coerenza con la prassi nazionale. Nonostante le differenze esistenti, alcune caratteristiche comuni possono tuttavia essere individuate, come ad esempio la giurisdizione sui principali crimini internazionali (crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidio e tortura).
Data la potenziale necessità di creare futuri tribunali ibridi, nonché la necessità di sostenere quelli già istituiti, questo Rapporto, pubblicato dal Centro Internazionale per la Giustizia Transitoria, analizza in modo approfondito alcune delle principali lezioni apprese dalle pratiche di cinque tribunali criminali ibridi, fornendo una guida importante per i professionisti che lavorano nel campo del diritto penale internazionale.
Come ampiamente sottolineato dall'autrice, Elena Naughton, "la creazione di un tribunale ibrido pone numerose sfide in quasi tutte le sue fasi, dalla partenza all'avvio delle indagini, dal procedimento, al giudizio e alla condanna". In effetti, sebbene le indagini sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità presentino alcuni tratti comuni con le indagini sui crimini ordinari, gli abusi a livello internazionale sono generalmente di una portata differente. Le indagini sui crimini di guerra comprendono spesso un ingente numero di incidenti, i quali si verificano su una vasta area geografica e coinvolgono una serie di attori, tra cui le forze dell'esercito, la polizia, i paramilitari, i politici, i gruppi ribelli e altri attori non statali. Inoltre, "oltre a stabilire la responsabilità individuale degli autori, i pubblici ministeri potrebbero dover stabilire circostanze contestuali, ad esempio modelli di violenza e una catena di comando che includa non solo le persone che hanno dato l'ordine di commettere reati, ma anche quelle che non sono riusciti a intervenire per prevenire o punire i crimini che sapevano (o avrebbero dovuto sapere) che sarebbero stati commessi ". Per i crimini contro l'umanità, d'altra parte, "è necessario dimostrare non solo che uno o più atti proibiti sono avvenuti, ma anche che sono avvenuti nel contesto di un attacco diffuso o sistematico contro una popolazione civile".
Simili realtà possono complicare le dinamiche e processi decisionali che ruotano attorno ai procedimenti giudiziari. A fronte di ciò, molti tribunali ibridi hanno portato avanti i propri casi sulla base di ciò che risultava realmente fattibile, tenendo conto del mandato ricevuto, della legge applicabile, del numero stimato di casi, del numero di sospettati, vittime e testimoni, della possibile cooperazione da parte di altri stati o giurisdizioni, nonché del proprio budget.
Le corti ibride sono state a lungo criticate per aver perseguito un numero relativamente esiguo di soggetti, peraltro in contesti in cui centinaia di persone risultavano coinvolte nella commissione dei crimini. Nonostante tutte le critiche mosse, questo Rapporto dimostra invece come tali meccanismi giudiziari possano ancora offrire un'opzione pratica, fattibile e significativa per colmare il divario di impunità, specialmente in contesti in cui i processi giudiziari nazionali appaiono sottosviluppati, o dove le capacità istituzionali sono a tal punto scarse che i processi difficilmente riescono a raggiungere gli standard internazionali. Spesso, le opposizioni politiche ai processi nazionali sono così forti che anche solo il sostegno e il coinvolgimento internazionale possono garantire il rispetto dei principi del giusto processo. Complessivamente, dunque, i tribunali ibridi continuano ad avere un appeal duraturo.
Un esempio recente è rappresentato dalle Camere Specializzate per il Kosovo (Kosovo Specialist Chambers & Specialist Prosecutor’s Office), situate a L'Aia (Paesi Bassi), formalmente istituite nel 2016 ed incaricate di indagare e perseguire i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e gli altri crimini ai sensi della legge Kosovara, presumibilmente commessi tra gennaio 1998 e dicembre 2000.
Scritto da Federica Pira
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